Foto e testo di Filippo Tommasoli
Era il 2013, e un gruppo di amici a Padova aveva creato qualcosa di incredibile: un’esplosione elettrica in uno scantinato. Al Metropolis erano nati i Sotterranei. All’epoca la fotografia non era ancora del tutto il mio lavoro, o forse lo era ma non me ne ero reso conto. Insieme ai miei compagni del collettivo L’Appeso Videoproduzione cominciai a fotografare le band che suonavano su quel palco ruvido, spigoloso. C’era pochissima luce, avevo una macchina poco performante, e iniziai a usare il flash. All’epoca lo odiavo. Mi resi conto però, quasi per caso, che usando flash multipli uniti a lunghe esposizioni riuscivo in qualche modo a disegnare delle onde luminose che potevano superare le barriere della luce per entrare nella dimensione del suono. Diventò presto un’ossessione: cercavo in ogni modo di piegare questa tecnica imperfetta alle mie necessità espressive, per farla dialogare con la personalità e i suoni che esplodevano sul palco. A volte ci riuscivo, altre volte no. Ma quando ci riuscivo si creava un ponte tra la luce e il suono che mi risucchiava totalmente, in un vortice cromatico e musicale. Così sono nate le dinamografie fotogenetiche di VIBRASONICA. Fa strano riguardarle ora, hanno un fascino quasi distopico, sembrano appartenere a una vita altra, ormai impensabile. Di quella serie, ne ho scelte 12. 12 fotografie d’amore, perché appartengono a un tempo concluso e imperfetto, eppure vivo, rumoroso, genuino, urlante, unico. Mio.